
Incisivo, dissidente, fortemente caratterizzato, personaggio decisivo per la storia dell'arte tedesca del dopoguerra,
Georg Baselitz è una personalità molto complessa, frutto del suo misurarsi, senza proibizioni, al di là di tutte le categorie pittoriche convenzionali e di tutti i valori generalmente riconosciuti.
Hans-Georg Kern – il suo vero nome
– nasce nel 1938 a Deutschbaselitz, in Sassonia. Il suo percorso artistico è movimentato: nel 1956 si trasferisce a Berlino Est – la DDR dell'epoca
– qui frequenta la Hochschule für bildende und Angewandte Kunst da dove viene espulso perché giudicato "inadatto". Riesce a spostarsi a Berlino Ovest per proseguire gli studi e decide di cambiar nome assumendo quello della città natale. Anche all'Ovest Baselitz, deve però fare i conti con le costrizioni dovute ad un insegnamento predominante, anche se di segno opposto al precedente, dal realismo socialista dell'Est alla pittura astratta e informale dell'Ovest. È al 1965 che risale il suo primo soggiorno in Italia grazie ad una borsa di studio presso la Villa Romana di Firenze; in città affitterà anche uno studio che manterrà fino al suo trasferimento ad Imperia, sulla Riviera Ligure. I primi quadri
"capovolti" appaiono nel 1969: ritratti, cespugli,

paesaggi, fiori, aquile, figure nude sedute, mangiatori di arance, volti e ritratti, ma si dedica anche alla scultura in legno e all'incisione. Nascono subito i commenti più o meno favorevoli e germogliano le interpretazioni più fantasiose. Lo stesso Baselitz, anche alla conferenza stampa della mostra a lui dedicata ed aperta al
MUSEO d'ARTE MODERNA di LUGANO in questi giorni – curatela
Rainer Michael Mason – afferma che la rotazione sia stata, in realtà, semplicemente un motivo per far in modo che la sua pittura fosse inedita e facilmente richiamabile alla memoria. In realtà segna in maniera permanente, il processo di ripensamento dell'immagine in modo opposto all'arte concettuale o minimale. La ricerca di Baselitz deriva da riflessioni sulla storia dell'arte più che da un confronto con la realtà, sono tracce di vissuto, trasposte sulla tela, sempre indipendenti dal pensiero comune.

L'esposizione s'inserisce nella continuità delle mostre allestite negli ultimi anni al Museo di Lugano: presenta circa 150 opere tra dipinti, sculture in legno, incisioni e disegni attraverso i quali è possibile ripercorre la carriera dell'artista, dagli esordi alle ultime prove del 2006 appartenenti alla serie Remix – rielaborazione dei propri soggetti
– Sono presenti le serie degli
Helden (Eroi) dei
Frakturbilder (Dipinti fratturati), i capovolgimenti, le serie dei
Das Motiv (I motivi) e il famoso
Orangenesser (Mangiatore di arance), i ritratti della moglie
Elke, gli autoritratti, alcuni paesaggi, i
Cowboy e una scelta di sculture intagliate nel legno di eco tribale.
Georg Baselitz testimonia il suo modo di vedere il mondo e pone domande sul destino dell'uomo. Le sue opere parlano di dolori e disagi, pone serie domande sul futuro con tutti i cambiamenti che stanno avvenendo.
[Michela Sala]